Angelo Mangiarotti la storia del suo impeto artistico

Quest’anno Angelo Mangiarotti avrebbe compiuto 100 anni: l’apporto dell’artista milanese, designer e architetto, è fondamentale per lo sviluppo di quello che potremmo definire il Modernismo Italiano, influenzato da grandi nomi illustri di personaggi come Gropius e Mies Van der Rohe.

Angelo Mangiarotti nasce il 26 febbraio 1921 a Milano, e nel 1948 si laurea al Politecnico del capoluogo meneghino; spinto da fervida curiosità per le avanguardie artistiche in architettura e nel design, tra il 1953 e il 1954 approda negli Stati Uniti ed entra in contatto con personalità come Frank Lloyd Wright, Mies van der Rohe e Walter Gropius, esponenti illustri del Modernismo e della corrente artistica del Minimalismo, due avanguardie che influenzeranno l’operato e lo stile dell’architetto italiano.

Angelo Mangiarotti tables

Di ritorno dagli USA, Mangiarotti apre uno studio e un laboratorio milanese con il collega Bruno Morassutti, una realtà che rimarrà attiva fino agli anni Sessanta.
Quello che contraddistingue la poetica del designer italiano è uno spirito openminded ma anche overminded, un impeto artistico e una tale curiosità che lo spingono a viaggiare in tutto il mondo, tra Losanna e le Hawaii, da Adelaide in Australia fino a Firenze, passando per Chicago e ritornando sempre a Milano, fulcro della sua produzione artistica volta a uscire dalla “comfort zone”.

Il motore dell’opera di Angelo Mangiarotti è la ricerca continua, sia filosofica che plastica e compositiva, sul concetto di Architettura Oggettiva e Razionalista, in sinergia con quel Modernismo che indaga sul rapporto così necessario tra uomo e ambiente.

Black Marble Coffee Table by Angelo Mangiarotti 1970

Un artista sempre alla ricerca di un approdo artistico

Durante la sua carriera, il designer milanese, ma figlio del mondo, ha sempre affiancato il suo lavoro di artista con l’insegnamento e l’impegno nelle Università, a partire dal Politecnico, in cui è considerato un vero guru, fino agli atenei australiani e hawaiani.
In nome dell’Architettura è la summa di tutto il suo concetto di arte in funzione del design (e della vita); con un titolo così solenne, l’artista colleziona la propria philosophy che mette in relazione l’architettura con l’uomo, inseriti in un contesto abitativo e funzionale.

La materia è la protagonista del discorso artistico e vive in relazione con l’obiettivo finale, ma soprattutto in modo indipendente e autonomo, tanto che è la stessa ricerca plastica e sui volumi a influenzare la realtà circostante.
Il leit motiv di Angelo Mangiarotti è il fine comune e collettivo che l’architettura deve avere con il lifestyle, come insegnano i criteri di Gropius, Mies Van der Rohe e di tutto lo scenario Modernista e Razionalista.

Angelo Mangiarotti stazione Milano Repubblica

Tra le opere urbane più celebri dell’artista, possiamo citare il progetto per la stazione di Milano Repubblica, Milano Porta Venezia e il piano edilizio per Rho Fiere.
Il suo impegno urban si può constatare nella famosa Casa a tre Cilindri, un edificio residenziale a San Siro, nella periferia milanese, progettata assieme al collega Bruno Morassutti.

Da un punto di vista stilistico, la sua ricerca costante e continua sulla forma e sull’indagine plastica lo conducono a una sostanziale sperimentazione su quello che la linea può fare: la struttura viene alleggerita, si modifica e assume aspetti inediti, assolutamente creativi.

Il suo stile non è puramente ortogonale come ci si aspetterebbe, ma l’architetto sente molto forti le influenze di Alvar Aalto, di Le Corbusier e di Gaudì, in cui la struttura geometrica si fonde con linee curvy e ondulate, pittoriche e molto vicine alle arti applicate.

Per comprendere la pura avanguardia di Mangiarotti è sufficiente osservare le sue ricerche di design sui coffee table in cui linee concave e convesse si incontrano in una danza armoniosa: i tavolini in marmo e le Skipper Consolle rappresentano fedelmente la sua idea di forma e di ricerca plastica e pittorica.

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