La creazione di Mario Bellini per B&B è sempre più richiesta. Ma perché sono ancora tutti pazzi per Camaleonda dopo (quasi) 50 anni? Proviamo a scoprirlo…
Ci sono creazioni fashion il cui valore subisce picchi improvvisi. Certo, mode e tendenze del momento contribuiscono a rivalutare oggetti che, magari, negli anni precedenti venivano venduti a prezzi più accessibili. Arte e design “vivono” di reinterpretazioni ed effetti revival più o meno programmati. Un andamento quasi “previsto” nella sua imprevedibilità ma dalle oscillazioni brusche, spesso improvvise.
Curve pericolose, insomma. Non come quelle morbide e sinuose di Camaleonda…
Già, perché il sofa Camaleonda firmato da Mario Bellini per C&B nel 1970 sembra il perfetto esempio di questo andamento… Di certo c’è che i singoli elementi di questo divano, il cui valore medio si aggirava intorno ai 400 euro fino a qualche anno fa, è decuplicato raggiungendo oggi cifre da capogiro.
Il punto non è se vale o meno quelle cifre. Piuttosto se conviene oggi acquistare un pezzo simile come investimento oppure no.

La seconda vita di Camaleonda…
Camaleonda è senza dubbio un divano fashion. Anzi, siamo di fronte ad un pezzo iconico nella storia del design italiano, declinato in tessuti e forme differenti. Partiamo da questa considerazione.
E continuiamo con un altro dato di fatto: il divano non più in produzione dal 1979.
Ma bastano queste considerazioni per fare di Camaleonda un (ottimo) investimento?
Oppure siamo ad una bolla di mercato destinata presto a sgonfiarsi? Non sarebbe la prima né l’ultima..
Ovviamente risposte certe non se ne possono dare, perché l’andamento del mercato – specie in un settore come quello del design e del modernariato – non è facilmente prevedibile. Tuttavia ci sono alcuni elementi che possono aiutare appassionati e addetti ai lavori verso una riflessione.
Forse, l’errore di partenza che possiamo commettere è proprio questo. Considerarlo solo ed esclusivamente un oggetto di design. Non è così. Non solo.
Perché al di là dello stile, la forza di questo divano sta soprattutto nella sua eccezionale versatilità, nella sua essenza componibile e modulare che lo rende perfetto per adattarsi ad ogni ambiente.
E fin qui sono considerazioni che si possono fare guardando Camaleonda da dietro una teca. Ma questo divano non è un pezzo da museo bensì una creazione che, grazie alle ampie e comode sedute imbottite ha fatto della comodità la sua cifra.

In fondo, le sfide sono sempre piaciute a Mario Bellini. Uno che, dopo vent’anni da designer ha realizzato il Tokyo Design Center (opera considerata impossibile da molti suoi colleghi) e il dipartimento di studi islamici del Louvre di Parigi, una sorta di “velo islamico” che ondeggia fuori dal museo .
Con 8 compassi d’oro vinti e una antologica a lui dedicata nel 1987 dal Museum of Modern Art di New York, Mario Bellini non è solo uno degli architetti più completi nel panorama internazionale bensì ma anche uno dei più “snobbati” dalla critica per anni. Nonostante il successo delle sue creazioni.
Forse, la voglia di Bellini di sfuggire a questa mania tutta italiana di voler etichettare ogni personaggio secondo uno schema univoco che lo identifichi lo ha reso di difficile “lettura”.
Ma non sarebbe esatto considerare questa una “seconda vita” per il suo divano Camaleonda perché, sebbene non più in produzione, il suo successo negli anni ‘70 del novecento è stato tale che certo non sono mai mancati gli esemplari in circolazione.
Da Camaleonda a Le Bambole. Secondo Bellini…
Un pezzo così diverso da un altro splendido divano come Le Bambole che valse a Bellini il Compasso d’oro 1979. Una creazione unica nel suo genere che con quel grande grande cuscino morbido disegnava una forma così libera e naturale, in contrasto con un’ossatura fatta di spigoli aspri e verticali. “Una forma perfetta – l’ha definita lo stesso Bellini – indescrivibile che nessuno è capace di immaginare e creare se non attraverso il processo che la genera”. Tanto perfetta che B&B, nel 2007, ha incaricato lo stesso Bellini di “attualizzare” la forma del divano “Le Bambole”.

Un’icona del calibro di Camaleonda nasce nel momento in cui chi la progetta, prima ancora di poggiare la matita sul foglio, immagina di creare qualcosa che avrà una “vita breve” ma piuttosto qualcosa capace, se non di fermare il tempo, almeno di attraversarlo, di starne al di sopra mentre lui scorre più in basso, come un fiume. C’è chi lo fa attraverso la provocazione, Bellini ha scelto invece la strada della professionalità e della completezza. Doti che non ti regalano la prima pagina del giorno dopo ma che, col tempo, conquistano anche i più scettici.
Camaleonda oggi è un divano del boom più di quanto non lo sia stato nei primi anni ‘70 proprio quando l’Italia (e Milano in particolare) vivevano gli ultimi strascichi del miracolo economico.
Difficile pensare che gli elementi che compongono Camaleonda possano aumentare ancora molto di prezzo, ma allo stesso modo è azzardato pensare che si possano abbassare bruscamente.
Perché?
Perché Camaleonda è perfettamente contemporaneo nel modo di sedersi e di intendere la casa oggi. Forse è proprio per questo può rappresentare un investimento di valore. D’altronde lo stesso Bellini in un’intervista ha detto: “Lavorare per gli oggetti della casa è una cosa nobilissima. Per me è più nobile realizzare una sedia che un grattacielo”.
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