Il minimalismo è al tramonto e stiamo assistendo al ritorno del kitsch più sofisticato ed estremo? Scopriamo perché il Camp sarà una delle principali tendenze 2020 nel design
Per Kahlil Gibran, “un’esagerazione è una verità che ha perso la calma”. E allora, preparatevi ad esagerare…
Sarà l’effetto del Met Gala che, qualche giorno fa, ha aperto “Camp, notes on fashion”, ma l’impressione che il kitsch stia tornando…
Avete presente quelle creazioni luccicanti, esagerate nelle forme e nei colori che quando le vedi pensi: “Oh mio Dio, ma c’è qualcuno a cui può piacere qualcosa di simile?”.
La risposta è: sì. E il suo identikit non è quello dell’uomo che guida con dei dadi di peluche rosa che penzolano appesi allo specchietto retrovisore.
Dopo anni in cui il minimal ha dettato legge nel mondo del design e dell’arte, una nuova rivoluzione è alle porte. E nelle rivoluzioni, si sa, c’è poco spazio per le mezze misure così dal design minimalista si torna agli eccessi.
Certo è che la retrospettiva che esplora le origini dell’estetica del Camp al Metropolitan Museum di New York fino all’8 settembre prossimo non è un segnale qualsiasi. Dal mitico civico 1000 di Fifth Avenue sono passate tutte le tendenze che hanno segnato il futuro prossimo di arte e design.
È passato più di mezzo secolo da quando la scrittrice statunitense Susan Sontag analizzò il ruolo del Camp nella cultura occidentale: nel 1964 con il suo “Notes on Camp”, saggio che diventerà il punto di partenza per le successive riflessioni sull’argomento, descrive la società e la realtà degli anni ‘60 con tutte le sue contraddizioni.
Siamo in piena era di rivoluzione sessuale.
Il reato di adulterio e il delitto d’onore sono ancora non solo regole scritte negli ordinamenti giuridici o in qualche vecchio manuale di giurisprudenza ma realtà in molti paesi del mondo. I più giovani e i millenials forse non ci crederanno e strabuzzeranno gli occhi, eppure era così.
In Italia le leggi delitto d’onore e del matrimonio riparatore sono state abrogate solo nel 1981 dopo la riforma del diritto di famiglia di pochi anni prima.
Ma immaginate in una società “ingessata”, dove la “famigliola del Mulino Bianco” rappresentava il modello a cui tendere, l’unico modello accettato e accettabile, cosa volesse dire rompere tutti gli schemi in modo colorato, chiassoso e oltraggioso. Quegli stessi schemi che avevano posto le basi per ricostruire un mondo finito sull’orlo del baratro dopo la seconda guerra mondiale. Un mondo in cui tutto stava cambiando. Per sempre. Ridurre il Camp nel design ad una rottura oltraggiosa degli schemi e ad una non-arte sarebbe ingiusto perché c’è una componente fortemente ironica che caratterizza anche le creazioni più kitsch. Il gusto di attraversare quel confine del buon gusto con l’uso consapevole e sofisticato del kitsch.
Camp o trash? Solo cattivo gusto? Sta alla sensibilità di ognuno deciderlo. C’è persino chi l’ha definito come una “visione del mondo che eccede il significato e le gerarchie del gusto, è un atto di perversione condiviso nella comunità”. Ma proprio quella componente d’ironia (e auto ironia) che caratterizza il Camp contemporaneo dovrebbe spingerci a riflettere su un movimento che nasce in un contesto particolare e in un tempo in cui le rivendicazioni sociali avevano una forza che oggi fatichiamo a comprendere.
Cosa non è trash? Con questo caldo, non è il periodo, certo, ma vogliamo parlare di tutti quei “babbi natale” appesi alle finestre o ai balconi? Oppure, semplicemente, dell’abbigliamento che utilizzavamo dieci o vent’anni fa e che oggi, a rivederlo indossato nelle vecchie foto, ci fa rabbrividire e ci fa domandare: ma come facevo a vestirmi così?!?
E poi ammettiamolo, almeno una volta nella vita tutti noi abbiamo sentito forte la tentazione di acquistare un pezzo tremendamente kitsch. Magari anche solo per curiosità o per quell’impatto che, a prima vista, ci ha strappato un sorriso. E qualcuno di noi lo ha anche fatto, solo che non lo ammetterà mai.
Forse, la cifra del Camp, più che una versione sofisticata del kitsch, sta nella capacità di ammettere ed esibire quello che per gli altri è solo cattivo gusto.
Photo by Pinterest