Chahan & Colnaghi hanno aperto le porte dell’Abbazia di San Gregorio a Venezia per…
Come scritto nel precedente articolo, l’esposizione di Chahan & Colnaghi nel corso di Nomad Circle 2019 è stata una delle più belle sorprese di questa esposizione veneziana. Ma prima di raccontarvi perché vorrei fare una premessa.
Il binomio tra sacro e profano non è una novità nel mondo del design e dell’arte in generale. Tuttavia, affrontare con gusto questa prospettiva senza “scadere” nella banalità è davvero difficile.
L’esposizione di Chahan & Colnaghi ci è riuscita in pieno e quello a cui ho assistito non è stato nulla di provocatorio e oltraggioso, bensì un quadro dipinto su una tela perfetta, con forme e colori in grado di impreziosire una cornice a dir poco unica.
Un’idea audace, originale, sorprendente.
Non solo perché si tratta di un edificio sacro (anche se oggi sconsacrato) ma perché la storia di questa abbazia ha dell’incredibile. Devi sapere, infatti, che la sua realizzazione risale al IX secolo ed ha ospitato i monaci benedettini di cui divenne sede principale nei primi anni del 1200.
Dopo diversi secoli, nel 1808 fu chiusa per volere di Napoleone e in seguito occupata da un’officina della Zecca per la raffineria dell’oro.
L’abbazia di San Gregorio fu restaurata a cavallo tra gli anni ‘50 e ‘60 del Novecento e, dopo questo intervento, divenne un laboratorio di restauro della Soprintendenza per i beni artistici e storici di Venezia.
Entriamo nell’abbazia di San Gregorio
E allora entriamo nell’abbazia…
Lo facciamo dal suo splendido cortile che quasi affaccia sul Canal Grande dove veniamo accolti dalla eccezionale Scultura di Adone di Gabriel Grupello.
Attraversato il vestibolo d’ingresso dove non posso non notare una coppia di vasi di bronzo firmati da Marie Khouri, entro nella sala da pranzo principale dove noto subito le statue di Flora e Camillo realizzate in marmo e alabastro nero e il tavolo in stile brutalista di Paul Evans e la panca scolpita di Harumi Klossowska de Rola. Due elementi contemporanei eppure così perfettamente in armonia all’interno di un edificio di mille anni…
Ancora brutalismo nella camera padronale dove sono esposti pezzi François Gueneau, Rene Broissant e Paul Evans, insieme ad una coppia di tavoli in marmo intarsiato del XVIII secolo di Raffaeli. Il pezzo forte di questo salotto e un capolavoro mid century come il l’inconfondibile tappeto di lana firmato da Sonia Delaunay. Ma entriamo nello specifico:
IL CORTILE
L’Abbazia è costruita attorno ad un magnifico cortile circondato da una galleria di colonne che servono gli spazi del piano terra e danno accesso diretto al Canal Grande.
Il cortile è stato progettato nello spirito di un giardino toscano e presenta una serie eccezionale di pannelli scultorei di Harry Bertoïa che incorniciano una Scultura di Adone di Gabriel Grupello.
IL VESTIBOLO D’INGRESSO
Sotto il portico, un imponente labbro del I secolo si affaccia, da un lato, su un pannello scultoreo in peltro e ottone di Pierre Sabatier e, dall’altro, su uno schermo in ceramica Sylphion di Peter Lane.
Intorno alla porta che si affaccia sul Canal Grande, una coppia di vasi di bronzo realizzati su misura da Marie Khouri si abbinano armoniosamente ai colori del vestibolo e punteggiano la serie di stanze al piano terra.
LA SALA PRINCIPALE
Il vestibolo si affaccia da un lato sull’infiltrazione delle sale da pranzo e dall’altro sul vano scale che conduce al primo piano.
La prima sala da pranzo è costruita intorno ad una coppia eccezionale di statue in alabastro e marmo nero raffiguranti Flora e Camillo, sotto gli occhi del visconteo e della viscontea di Poggio, dipinte da Pompeo Batoni.
La parete scultorea di Pierre Sabatier, il tavolo brutalista di Paul Evans e la panca scolpita di Harumi Klossowska de Rola portano un tocco più contemporaneo.
LA CAMERA CON VISTA
E’ uno dei punti salienti della visita, con un 180° mozzafiato del Canal Grande.
E’ da questo luogo che pittori famosi come Bernardo Canal hanno dipinto famose vedute simili a quella qui raffigurata. Il grande divano “Omnibus” di Vladimir Kagan vi invita a godere di questo panorama mozzafiato, così come la coppia di sedie di design Chahan in plexi e bronzo installate intorno ad un tavolino in ceramica Peter Lane.
LA CAMERA D’ORO
Attraversando la porta, la costellazione ceramica di Shizue Imai è senza dubbio l’opera che cattura lo sguardo con i suoi riflessi dorati che richiamano la scultura Sonambient di Harry Bertoia. Un eccezionale tavolo ovale della vetreria Saint-Just, così come un magnifico lampadario in vetro di Murano degli anni ’20 vengono a bilanciare le linee più tormentate dei mobili brutalisti.
LA CAMERA DELLE MAIOLICHE
Chahan ha voluto evidenziare una serie eccezionale di vasi in ceramica di Bruno Gambone realizzati in omaggio alle donne africane. Molto diversi dalle sue opere più note, questi vasi rivelano un altro aspetto della creatività e della maestria dell’artista. Come nello spazio dell’installazione, troviamo qui una selezione di mobili brutalisti della seconda metà del XX secolo: tavolino da caffè di Philip e Kelvin Laverne, tavolo scultoreo di René Broissant, poltrone di Adrian Pearsall e Steve Chase, e il magnifico Salice di Harry Bertoia.
Il bagno adiacente a questo soggiorno è stato trasformato in un mini museo della ceramica maiolica con rari vasi e piatti del XVI secolo.
Alla scoperta di Chahan Minassian
Una storia tra sacro e profano lunga più di mille anni. E oggi la navata unica che ti accoglie varcata la soglia di ingresso non è impreziosita solo dai resti di affreschi e dalle absidi con i soffitti a capriate ma anche dalle creazioni di Chahan Minassian, designer e gallerista che, con stile, eleganza ha dato nuova vita a uno dei gioielli e pezzi di storia “dimenticati” del nostro Paese.
Minassian, nato nel 1961 in Libano da una famiglia armena, si è traferito a Parigi nel 1976, dove ha studiato interior design. Il suo talento non ha tardato ad emergere fino a portarlo al prestigioso ruolo di direttore creativo per Ralph Lauren. Nel 1993, ha creato la sua agenzia di interior design, “Chahan Interior Design”, lavorando a progetti importanti come interior di ville e chalet in tutto il mondo nonché appartamenti di lusso a Parigi. Un artista cosmopolita con uno stile unico che riesce ad armonizzare l’eleganza francese con un tocco di glamour e comfort tipicamente americani e la raffinatezza orientale.
Cosa c’è di suo nell’abbazia? Tanto. Si respira quella che qualcuno ha definito la sua “eleganza silenziosa” data la sua propensione a con sfumature di colori tenui, ma anche la sua personalità unica visto che non siamo di fronte solo ad un grande designer ma anche ad un gallerista, collezionista e un vero appassionato d’arte.
Lui stesso, parlando del suo lavoro, l’ha definito come “l’apice della sua passione”. E probabilmente, non serve aggiungere altro. Se non un ultimo consiglio. Se potete, visitate la galleria Chahan & Colnaghi. E’ un’esperienza da vivere.