La storia della collaborazione tra Giovanni “Nerone” Ceccarelli e Gianni Patuzzi che diede vita al Gruppo NP2
Giovanni “Nerone” Ceccarelli e Gianni Patuzzi o, più semplicemente: Gruppo NP2. Raccontare la carriera di Ceccarelli e Gianni Patuzzi significa mettersi di fronte a due degli artisti più interessanti e poliedrici del Novecento.
Nerone, in particolare, è stato in grado non solo di muoversi tra tendenze e contesti culturali in un periodo di grande fermento costruendo anche una forte rete di collaborazioni come quella che porterà alla fondazione del Gruppo NP2 insieme a Giovanni Patuzzi.
Dal punto di vista prettamente storico possiamo dire che il Gruppo NP2 è il frutto della collaborazione tra Giovanni Ceccarelli e Gianni Patuzzi tra il 1962 e il 1974. In questo periodo i due artisti lavorarono insieme a livello internazionale ricevendo numerosi riconoscimenti e collaborando con numerosi altri grandi artisti come il celebre architetto e designer ungherese Marcel Breuer.
Ma al di là di una fredda cronologia, è interessante sottolineare come il loro rapporto sia iniziato molto prima quando i due si conobbero all’Accademia di Belle Arti di Venezia (dove, tra l’altro conoscono anche Carlo Scarpa). Due giovani artisti che presero strade diverse e che poi, quasi per caso, si rincontrano nel 1959 a Torino, dove iniziarono una lunga e proficua collaborazione, dando vita nel 1962 al Gruppo NP2 a cui si aggiunse in un secondo momento anche il fratello di Nerone, Piercarlo, ma con compiti manageriali.
Un sogno che diventa un’idea rivoluzionaria
Nel loro atelier di Borgaro Torinese, Gianni e Nerone avviarono un percorso di sperimentazioni rivoluzionarie, avviando collaborazioni con diversi artisti e artigiani. Progetti e materiali diversi: dalle sculture monumentali agli arredi fino ai pannelli lavorando legno, metalli, marmo e cemento.
Ma qual era il denominatore comune di un gruppo così aperto? Senza dubbio l’intenzione di liberare l’arte, ovvero non “richiuderla” solo in gallerie o musei ma renderla “accessibile” a tutti fondendo continuamente arte e architettura e rimodellandole di volta in volta.
Naturalmente, questa avversione verso il circuito delle gallerie e dei musei avrà rappresentato una posizione piuttosto scomoda, specie se pensiamo al contesto di 60 anni fa.
Ma il punto è che questa posizione netta portava al superamento del paradigma classico per affermare, con le proprie opere, che l’arte fine a sé stessa non aveva ragion d’essere e che, al contrario, devono diventare parte integrante della vita quotidiana delle persone.
Esiste qualcosa con una maggiore forza rivoluzionaria di un concetto simile?
Alla fine degli anni ’60 i due artisti iniziarono a differenziare le loro creazioni, affiancando alla realizzazione di opere uniche (che continueranno a portare la firma NP2) la creazione di rivestimenti e complementi per architettura prodotti in modo seriale. Durante un’intervista Gianni Patuzzi ricorda come nell’atelier si lavorasse duro ma anche con grande entusiasmo.
Scultura del Gruppo NP2 in ferro, zinco e vetri colorati del 1966
Nel 1969 il Gruppo viene insignito del “Niveau de Bronze” da parte del comitato degli architetti francesi e, 6 anni dopo, si scioglie. Ma il progetto non muore.
Sia perché Nerone continua il suo lavoro sia perché quel sogno di un’arte libera a disposizione di tutti è talmente innovativo e dirompente da restare indelebile nel tempo.
Una curiosità
Forse non tutti sanno che il Parlamento europeo, istituito formalmente il 30 marzo del 1962, svolgeva le sue prime sedute plenarie in luoghi diversi, messi di volta a volta a disposizione dalle istituzioni dei paesi membri. Poi, sul finire degli anni ‘60 l’esigenza di stabilirsi in una “casa comune” che portò nel 1973, fu realizzato l’edificio Schuman in Lussemburgo. A dire il vero, questa casa comune si rivelò presto troppo piccola, perché l’allargamento della comunità a nuovi stati porto nel 1979. Ma questo è un altro discorso…
Cosa c’entra questo con il Gruppo NP2? Molto.
Perché l’emiciclo ospita uno straordinario bassorilievo in zinco realizzato proprio dal Gruppo NP2.
Secondo gli archivi del Parlamento Europeo: “L’intero processo di progettazione e realizzazione durò circa due mesi, compresi 15 giorni per dipingere i pannelli e 15 giorni per inciderli. Le lastre misuravano in origine 1mx2m per 2mm di spessore ed erano dello stesso tipo di quelle utilizzate per la fabbricazione delle bare e acquistate, come erano soliti fare gli artisti, presso un rivenditore locale. I pannelli vennero lavorati con la tecnica dell’acquaforte, una tecnica usata normalmente per l’incisione e la stampa. Questi venivano dipinti con una materia grassa riportando in negativo il disegno, in modo da proteggere le parti di metallo che non dovevano essere incise. Venivano in seguito passati con delle spugne intrise di acido nitrico che scavavano il metallo, fino ad un massimo di 1mm di spessore, creando un sorprendente effetto di luci ed ombre. I pannelli, numerati e imballati in apposite casse, vennero spediti in Lussemburgo e, come di consuetudine, installate in loco dalla ditta incaricata dei lavori seguendo le istruzioni date dagli artisti”.
Per altre informazioni consultare il sito dell’Archivio Nerone Ceccarelli
Foto di: ltwid.com, europarl.europa.eu, epthinktank.eu