Mario Botta nasce a Mendrisio nel 1943, frequenta il liceo artistico di Milano e si laurea a Venezia allo IUAV nel 1969: il periodo universitario lagunare è un momento di grande crescita per l’architetto che comincia a lavorare nell’atelier di Le Corbusier ed entra in contatto con Louis Kahn. Sempre nello stesso anno del conseguimento della laurea, Mario Botta apre il suo primo studio a Mendrisio e lì inizia la sua fervida carriera: il suo stile è fortemente influenzato dalle opere dei grandi maestri classici, mentre il materiale preferito è il mattone.
Botta è conosciuto per edifici monumentali e solenni, dall’aspetto intriso di sacralità: durante la sua carriera lavora molto spesso su chiese e opere architettoniche religiose, come ad esempio la sinagoga di Tel Aviv.

Una lunga carriera varia ed eterogenea
Mario Botta insegna architettura a Losanna e in Connecticut, inoltre istituisce l’Accademia di Mendrisio-Ticino e ne diventa direttore.
Tra le sue opere architettoniche più considerevoli possiamo citare numerosi luoghi sacri, come la Cattedrale di Evry del 1995, la Chiesa di San Giovanni Battista a Mogno nel 1998, la sinagoga cymbalista e l’edificio dell’eredità ebraica a Tel Aviv del 1998.
Inoltre lavora spesso in Ucraina e a Seoul, negli Stati Uniti e a Pechino, ma ritorna sempre nel bel Paese e cura numerosi enti artistici e musei, come il Mart, il museo di arte moderna e contemporanea di Rovereto, Trento, la Cittadella delle Istituzioni a Treviso e il teatro dell’architettura della sua città natale, Mendrisio, un progetto recente del 2017.
Dagli anni Ottanta Mario Botta si lascia coinvolgere dal design e partecipa ai progetti delle celebri sedie Alias e alle lampade Artemide; l’architetto italiano è membro onorario dell’Accademia delle Belle Arti di Brera e del RIBA di Londra, senza dimenticare l’International Academy of Architecture di Sofia.
Un artista poliedrico, versatile e ricco di interessi e ispirazioni che ha fatto della sua poetica un insieme di geometria, luce e territorio: questi sono i criteri e i capisaldi di tutta la sua opera artistica.

Il linguaggio geometrico fatto di forme semplici
Dagli inizi della sua carriera l’architetto del Canton Ticino è fortemente influenzato da un legame molto stretto con il territorio da cui si fa condizionare per la scelta dei materiali autoctoni e contestualizzati con l’ambiente. La sua è un’architettura eco-sostenibile che studia le strategie stilistiche e costruttive migliori non solo per erigere edifici ben inseriti nel territorio, ma anche per valorizzare quel preciso contesto, le risorse umane e ambientali che partecipano alla costruzione, senza dimenticare il potenziale del luogo.
Mario Botta ama utilizzare forme semplici e lineari, liberamente ispirate alla natura, in cui la forza plastica della luce modifica e plasma la struttura stessa.
Luce, geometrica come liberazione della tensione, territorio: questi sono i criteri principali di un architetto vario e versatile, operativo sia nel sacro che nel profano.
Il Museo di arte moderna e contemporanea di Rovereto, in provincia di Trento, è un esempio di struttura laica e civile dallo stile monumentale e glorioso, una vera e propria Mecca delle avanguardie artistiche più attuali: il centro è ricco di esposizioni di installazioni ma anche lo scenario e il palcoscenico in cui avvengono performance, happening, esplorazioni nel visual e nella videoarte più particolare.

L’arte religiosa di Mario Botta
La sinagoga di Tel Aviv di Mario Botta è una costruzione volumetrica davvero interessante, realizzata con un equilibrio sottile e perfetto di volumi, altezze e sistemi a vortici.
Il mezzo espressivo del mattone, qui, fa da protagonista in tutta la sua semplicità e la sua forza, due caratteristiche che ne aumentano l’aspetto sacrale e solenne.
Sono tanti gli edifici sacri progettati dall’architetto Mario Botta, tra cui numerosi progetti per Pordenone e le città dell’Italia Settentrionale.
Il design secondo Mario Botta
Le sedie e i tavoli Alias e le iconiche lampade Artemide sono due simboli della pulizia e del design plastico ed essenziale di cui Mario Botta è tra i maggiori esponenti ancora viventi: la mission è la ricerca e l’indagine sulla forma, in visione di un prodotto finale che è la summa del design, cioè resa estetica unita alla funzionalità dell’oggetto artistico.