L’appartamento del celebre designer torinese Carlo Mollino oggi è una casa museo. Ma la sua storia è un intreccio di altre storie e di misteri…
Tra le tante perle di arte e cultura che si nascondono a Torino, ce n’è una che andrebbe (ri)scoperta che perfino pochi torinesi conoscono. Si tratta di Casa Mollino, l’appartamento che Carlo Mollino ha scelto come dimora nel cuore della sua città natale in via Napione al civico 2.
La prima curiosità è che il geniale designer piemontese, in realtà, non ha mai abitato in quell’appartamento all’interno di una villa ottocentesca sulle rive del Po. Dopo la sua morte nel 1973 ci andrà a vivere un ingegnere torinese che resterà in quelle stanze fino al 1999.
Ma procediamo con ordine.
Il punto è che lo stesso Mollino volle tenere nascosto quella sua casa.
E allora, cosa se ne faceva?
Un’alcova? Un set fotografico? Questo resterà probabilmente uno dei tanti misteri che circonda questo appartamento.
Un luogo per certi versi mistico che Fulvio Ferrari chimico di professione e suo figlio Napoleone hanno trasformato in un museo che oggi è una “Mecca segreta” per progettisti, designer e appassionati d’arte.
Dalle molecole all’arredamento, la passione di Ferrari lo porta a conoscere il lavoro di Mollino. Questo avviene quando un collezionista, Toni Cordero, gli chiede di cercare i mobili di Mollino per la sua collezione personale. Ed è così che Ferrari scopre (o meglio riscopre) questo appartamento che poi l’ingegnere una volta in pensione gli “affiderà” certo che la comune passione per il design lo porterà a conservare questo piccolo capolavoro nascosto.
Sebbene non abbia mai vissuto tra queste mura, Mollino qui ha lasciato mobili, sedie, tavoli, poltrone, chaise-longue, sculture, foto e oggetti realizzati dal geniale ed estroso designer torinese.
Ma solo chi conosce a fondo Mollino può comprendere le sue scelte stilistiche all’interno di questo appartamento davvero incredibile. E non basta cercare quei richiami all’erotismo e al corpo femminile per rendersi conto fino in fondo di un’opera talmente varia e complessa che fin da quel Soggiorno con cammino a parete sembra travolgere i visitatori.
In fondo, lo stesso Mollino scrisse: “Tutto è permesso, sempre salva la fantasia”. E quali parole potrebbero raccontare meglio il suo modo d’essere prima ancora che il suo stile artistico?
Le sedie dalle forme dolci e sinuose nella sala da pranzo non sono che un assaggio di quello che è uno dei pezzi forti della casa museo, la camera delle farfalle con tanto di calco in gesso di un corpo femminile, letto impero e mille altri particolari tutti da scoprire.
Da notare l’arredamento, un mix tra antico e moderno. Si passa da una sala da pranzo con di sedie Verner Panton e tavolo da pranzo, con mobili del ‘800. O come una sedia a dondolo Thonet incornicia perfettamente il piccolo salotto dagli arredi e decori molto audaci.
E poi le foto. Di donne, di paesaggi e d’oggetti. La passione di Mollino per la fotografia e le polaroid lo porta ad incorniciare numerose stampe, disposte secondo un ordine che, proprio come tante altre cose, resterà un segreto. Uno dei tanti che avvolge questo ampio appartamento con uno splendido terrazzo dal quale si può ammirare il grande fiume scorrere, lento ma impetuoso verso il mare.
Luigi Mascheroni, tempo fa scrisse su Il Giornale: “Tutto, qua dentro, è insolito. Boschi fotografici, zebre, una Tridacna gigante, enormi gusci di tartaruga, un camino a muro probabilmente mai acceso, pareti leopardate, indizi magici e arcani, superfici specchiate e riflettenti, un esercito di farfalle (sono donne? sono anime?), ritratti femminili, finestre mai aperte, finte colonne greche, un terrazzo sul fiume”.
Uno sguardo su Carlo Mollino
“Attraverso il lavoro di Mollino, ho capito perfettamente cosa è la bellezza” dice Ferrari.
Una bellezza che nasce dalla totale libertà da qualsiasi vincolo; questo è lo spirito che guida la mente e la matita di Mollino.
Non è solo un progettista, ma un inventore, un innovatore. Nei suoi pezzi, il designer piemontese riesce a mescolare elementi antichi ed altri estremamente moderni, creando suggestioni uniche.
Audace, geniale, fuori dagli schemi. Proprio come quell’Antoni Gaudì che rappresenta forse uno dei pochi riferimenti in parte riconducibili a Mollino.
Nell’austera Torino del dopoguerra, Mollino immagina non solo pezzi unici, ma trasgressioni erotiche ed esoteriche. Siamo di fronte ad un designer senza industria dalle mille passioni (dalla fotografia alle auto da corsa fino agli aerei) le cui produzioni difficilmente troveranno una dimensione nella produzione in serie perché troppo sofisticate tecnicamente, come la curvatura a freddo del legno compensato da lui stesso brevettata.
Solo dopo la sua scomparsa all’inizio degli anni ‘70 le sue suggestioni surrealiste, la sua vena inventiva e la libertà formale vennero riconosciute appieno.
In fondo la sua originalità sta proprio nel suo “limite”. Le sue passioni e la sua sfera personale lo portano a realizzare opere di pregio estetico e funzionale che però non erano pensate per la produzione in serie.
Dopo la laurea alla facoltà di Architettura del Politecnico di Torino nel 1931, Mollino (figlio di un ingegnere) costruì oltre 400 edifici tra cui l’Auditorium della Rai in via Rossini, il Palazzo della Camera di Commercio in via Carlo Alberto, la Società Ippica Torinese (poi demolita nel 1960) e il nuovo Teatro Regio (ricostruito dopo l’incendio del 1936).
Grande appassionato di montagna, Mollino progettò anche alcuni edifici montani come la casa del Sole a Cervinia, la stazione di arrivo della funivia del Furggen e la Slittovia del Lago Nero presso Sauze d’Oulx.
Negli ultimi anni della sua carriera, dal 1965 al 1973, progettò e costruì i due edifici che lo hanno reso celebre: il palazzo della Camera di Commercio in via Carlo Alberto e il nuovo teatro Regio inaugurato poco prima della sua scomparsa.
Se passate da Torino o abitate in zona, non perdete l’occasione di entrare in un mondo unico, audace e tremendamente affascinante: quello di Carlo Mollino.
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