Da Peter Pan a “Dalì dei Navigli”. I soprannomi su di lui si sprecano, ma chi è davvero Piero Figura? Conosciamolo meglio…
Entrare nel mondo di Piero Figura significa abbandonare la prevedibilità un po’ come si fa in Giappone con le scarpe prima di entrare nella casa di qualcuno. Ma fare questo non basta perché per comprendere fino in fondo la sua arte bisogna aprirsi ai contrasti, accettando che le dicotomie, anche quelle più rigide, si possono abbattere con la forza dell’immaginazione.
Non è un passo semplice né scontato. Sarebbe molto più semplice riconoscere un designer da una sua opera di colpo, come si fa con le proprie canzoni preferite dopo poche note. Ma lui non è solo un designer, ma anche un pittore, architetto d’interni e uno scenografo. Troppo eclettico per concedersi questo “lusso”.
Brindisino di nascita, laureato in Architettura a Roma, ha iniziato la sua carriera come designer a Milano dove è stato anche docente di scenografia alla Facoltà di Architettura. Ma la sua passione per l’arte nasce molto prima, già verso i 5-6 anni quando comincia a dipingere in casa: “Dipingevo sempre, infatti mamma era disperata” scherza oggi, Figura che però, sin da piccolo aveva le idee molto chiare. “Non voglio dipingere tramonti tutta la vita. L’ho sempre pensato e così ho fatto. Mi piace rimettermi sempre in gioco, mettendo sempre il massimo dell’impegno sia che mi trovi a dover lavorare con la carta piuttosto che con i diamanti”. Verso i 15 anni arrivano i primi dipinti olio su tela. La pittura non è solo il suo primo amore, ma la grande passione che lo accompagna da sempre. E poi il design. Giocare con i materiali, valorizzando quelli “poveri” e creando un contrasto con quelli pregiati è forse una delle poche costanti nell’opera di un artista che riesce a mescolare classico e pop come pochi.
Uno stile unico che gli è valso il soprannome di “Dalì dei Navigli” che un giornalista di Panorama gli incollò addosso ormai anni fa e che Figura porta con sé senza nessun imbarazzo: “In quel periodo avevo aperto uno spazio sui Navigli e lavoravo principalmente a creazioni surreali e ironiche che ebbero molto successo, ecco perché mi è stato dato quel soprannome”.
Già, l’ironia. Nel mondo dell’arte la capacità d’essere ironici è spesso finzione, una dote di cui tanti vorrebbero fregiarsi. Lui ironico lo è davvero. Nelle sue opere come in una chiacchierata come quella che ha fatto con noi. Autenticamente ironico. E d’altronde le sue opere non mentono, per capirlo basta un’occhiata.
Stile unico, proprio come il suo approccio all’arte. “Che si tratti di pittura piuttosto che di design, tutto è riconducibile a un momento creativo, quello che cambia è solo il mezzo attraverso il quale questa creatività si esprime”.
A metà degli anni ‘90 inizia la sua fortunata collaborazione con Atena che consacra il nome di Piero Figura con diverse collezioni di successo con opere in vendita da Gregory’s, Cambi, Christie’s e Sotheby’s. Mentre una decina d’anni fa, inizia a lavorare con Gianni Seguso: una collaborazione che porta a due collezioni in vetro di Murano e ad una terza che presto vedrà la luce.
E cosa farà “Peter Pan” Piero Figura da grande? “Il mio futuro lo vedo nella pittura con un passaggio dall’arte figurativa a quella astratta”. Ci sta già lavorando