T.H. Robsjohn-Gibbings, il designer inglese divenuto celebre negli States e quell’amore infinito per la Grecia e i suoi classici…
Ci sono designer forse meno noti al grande pubblico ma che hanno regalato un contributo fondamentale al mondo del design industriale e l’inglese Terence Harold Robsjohn-Gibbings, noto anche come “Gibby”, è senza dubbio uno di questi.
Intendiamoci bene, per appassionati di Mid Century Design e addetti il suo non è certo un nome nuovo perché le sue idee innovative sull’arredamento e sul design degli interni ebbero un impatto notevole sulla cultura domestica americana durante gli anni del secondo dopoguerra. Il suo volto era noto a milioni di persone. Per decenni, “Gibby” è stato un nome in prima linea nel design americano, eppure la sua eredità è stata riscoperta solo di recente.
Ma la sua storia è piuttosto curiosa. E merita d’essere raccontata.
Infatti, per amore del design, nonostante si fosse laureato in architettura a Londra, iniziò a lavorare come venditore di pezzi d’arte in un suo piccolo negozio per poi passare, come architetto, alla progettazione degli interni di navi da crociera. Un percorso insolito, ma che dimostra da un lato la sua versatilità, dall’altro la sua forte passione per questo mondo.
Ma se dovessimo fissare un “inizio artistico” per il designer inglese nato a Londra nel 1905 potremmo individuarlo nell’ambizioso progetto di ricostruire mobili classici greci che avviò dopo il 1936 quando si trasferì da Londra a New York. Un progetto da pioniere dal momento che, insieme ad un ebanista, fu il primo a tentare un’opera simile, sulla base di schizzi fantasiosi che aveva fatto dei mobili raffigurati in antichi dipinti di vasi e bronzi nel British Museum.
In seguito, lui stesso avrebbe ricordato: “Nei vasi greci ho visto mobili ancora attuali come se non fossero stati toccati dal tempo … La vitalità, che si innalzava attraverso le figure umane sui vasi, scorreva attraverso questi mobili”.
Attenzione perché questa passione per l’arte e lo stile della Grecia classica non sono un’infatuazione temporanea, bensì quella che diventerà una costante nella sua opera in cui amava mescolare elementi classici come i legni pregiati con forme Art Deco degli anni ’30 per creare arredi scultorei ed eleganti.
Una sorta di Rinascimento durante il quale Gibby sembra sviluppare le idee dell’umanesimo, nato in ambito letterario nel XIV secolo con un nuovo interesse degli studi classici e applicarle al mondo del design.
Dopo aver lanciato un negozio Madison Avenue alla fine degli anni ’30, per vendere oggetti d’antiquariato insieme a mobili moderni, Robsjohn-Gibbings ha continuato a progettare interni in tutta l’America per delle vere e proprie icone a stelle e strisce: dal Re del tabacco, Doris Duke alle leggende della moda Elizabeth Arden e Lily Daché.
Nel 1944, si affermò al grande pubblico con il suo libro “Arrivederci, Mr. Chippendale”, che delineava la sua opposizione a ciò che considerava l’utilitarismo senza vita di alcuni modernisti come Le Corbusier, Ludwig Mies van der Rohe e Marcel Breuer.
Negli anni ‘40 e ‘50, Robsjohn-Gibbings lavorò per Widdicomb, definendo uno stile completamente in contrasto con l’estetica che in quegli anni caratterizzava il Bauhaus. L’amore per lo stile della Grecia classica resta visibile nei particolari di alcuni dei suoi lavori, ma ovviamente si tratta di influenze “sfumate” che, solo qualche anno più tardi potrà invece esprimere in tutta la loro forza.
Infatti, all’inizio degli anni ’60, l’amore di Robsjohn-Gibbings per i classici greci lo portò a collaborare con il brand di Atene, Saridi, per cercare di affermare lo stile degli antichi mobili greci anche nel mainstream del design contemporaneo. Per i suoi pezzi ha utilizzato accessori in noce locale, pelle e bronzo lavorati secondo i metodi utilizzati dai primi artigiani greci. E, nel corso di questa collaborazione durata circa quindici anni, è stato tanto prolifico che, nel 1966, decise di trasferirsi definitivamente in Grecia dove progettò interni per le residenza di celebre ateniesi come l’armatore Aristotele Onassis, uno degli uomini più ricchi e potenti del mondo la cui storia sembra un romanzo proprio come quella di Robsjohn-Gibbings e anche più.
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